TRACKLIST
1 - Call Me By My Dream Name
2- The Tragic Defeat Of Dur Entash (The Third Vision Of Assurbanipal, Last King Of Assyria)
3 - Black Night Over Unfigured Distances
4 - Blood For The Blood God (And Skulls For The Skull Throne)
5 - The Sleepless King, A Curse On Uruk
6 - The Land Of Enoch
7 - Pazuzu (Son Of The King Of The Evil Spirits)
8 - I Made An Angel Fall
LINE UP
Lorenzo plays guitar and all vocals.
Leonardo plays all keyboards and samples.
Daniele plays lead guitar.
Direttamente dagli anni 90 abbiamo gli
Enoch, che arrivano con Sumerian Chants (2013 per Satanath Records)
al terzo full. La proposta del trio milanese è un Death Doom molto
oscuro ed evocativo, sbilanciato decisamente sul versante Doom e
caratterizzato dall'abbondante uso di inserti di tastiere.
Gli Enoch proclamano di trarre ispirazione direttamente dalla primordiale scena del Death/Black/Thrash/Doom degli anni 80, da Bathory e Celtic Frost fino a Tiamat (Sumerian Cry?). Ovviamente dentro a mio avviso ci si può riconoscere anche ben altre cose, c'è forse da un lato l'impronta primigenia dei My Dying Bride di Turn Loose The Swans e The Angel And The Dark River, dall'altro ci si distanzia abbastanza dal Death Doom propriamente canonico degli anni 90.
I riferimenti più moderni che mi vengono in mente possono essere o i The Slow Death e in parte i When Nothing Remains. Qualche passaggio ricorda anche i Saturnus e la loro scuola melodica. Il Funeral spesso è vicino, ma mai tanto da essere apertamente nominato come unica fonte d'ispirazione o preso come etichetta per il genere suonato dagli Enoch.
Parlando da un punto di vista più concreto, la musica degli Enoch ha parti di chitarra relativamente semplificate rispetto alla media del genere (soprattutto nelle parti più "tirate"), quando il grosso del lavoro pesa sugli arrangiamenti tastieristici.
Non per questo mancano bei riff dal sapore tragico, come l'intro di Black Night Over Unfigured Distances che sembra pagare un certo tributo ai Thergothon.
Grandiose le parti di pianoforte, arrangiate sapientemente ed amalgamate in modo magistrale con il resto. Ciò detto il disco ha qualche passaggio abbastanza debole, nonostante globalmente si presenti molto bene, come ad esempio in The Sleepless King dove l'uso della voce femminile non convince per niente o la conclusiva I Made An Angel Fall, che onestamente sà di poco. I punti di forza stanno nella già nominata Black Night Over Unfigured Distances costruita attorno a riff molto evocativi e archi sapientemente dosati e la stupenda Pazuzu (da non confondersi con l'omonima degli Ophis, anche se anche gli Enoch hanno un solido background esoterico per quanto riguarda i testi) una discesa nel Maelstrom introdotta dai toni soffici del piano destinata poi a degenerare. In definitiva abbiamo che con Sumerian Chants gli Enoch firmano quello che può definirsi un buon disco, peccato però per alcuni brani che hanno un po' troppo il retrogusto di "filler".
Gli Enoch proclamano di trarre ispirazione direttamente dalla primordiale scena del Death/Black/Thrash/Doom degli anni 80, da Bathory e Celtic Frost fino a Tiamat (Sumerian Cry?). Ovviamente dentro a mio avviso ci si può riconoscere anche ben altre cose, c'è forse da un lato l'impronta primigenia dei My Dying Bride di Turn Loose The Swans e The Angel And The Dark River, dall'altro ci si distanzia abbastanza dal Death Doom propriamente canonico degli anni 90.
I riferimenti più moderni che mi vengono in mente possono essere o i The Slow Death e in parte i When Nothing Remains. Qualche passaggio ricorda anche i Saturnus e la loro scuola melodica. Il Funeral spesso è vicino, ma mai tanto da essere apertamente nominato come unica fonte d'ispirazione o preso come etichetta per il genere suonato dagli Enoch.
Parlando da un punto di vista più concreto, la musica degli Enoch ha parti di chitarra relativamente semplificate rispetto alla media del genere (soprattutto nelle parti più "tirate"), quando il grosso del lavoro pesa sugli arrangiamenti tastieristici.
Non per questo mancano bei riff dal sapore tragico, come l'intro di Black Night Over Unfigured Distances che sembra pagare un certo tributo ai Thergothon.
Grandiose le parti di pianoforte, arrangiate sapientemente ed amalgamate in modo magistrale con il resto. Ciò detto il disco ha qualche passaggio abbastanza debole, nonostante globalmente si presenti molto bene, come ad esempio in The Sleepless King dove l'uso della voce femminile non convince per niente o la conclusiva I Made An Angel Fall, che onestamente sà di poco. I punti di forza stanno nella già nominata Black Night Over Unfigured Distances costruita attorno a riff molto evocativi e archi sapientemente dosati e la stupenda Pazuzu (da non confondersi con l'omonima degli Ophis, anche se anche gli Enoch hanno un solido background esoterico per quanto riguarda i testi) una discesa nel Maelstrom introdotta dai toni soffici del piano destinata poi a degenerare. In definitiva abbiamo che con Sumerian Chants gli Enoch firmano quello che può definirsi un buon disco, peccato però per alcuni brani che hanno un po' troppo il retrogusto di "filler".
Written by Giorgio Gubbiotti
ENOCH
SATANATH RECORDS
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